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People of Vicook – Marco Porceddu, responsabile di sala

Sono trascorsi i giorni del Salone del Mobile di Milano e quelli di Vinitaly a Verona. Marco Porceddu tira un sospiro: sono state settimane intense e piene di soddisfazioni. Il catering Vicook, di cui è responsabile di sala, ha fatto la sua parte al meglio.

Marco oggi ha 44 anni e vive a Palazzolo. Nel 1999, a 19 anni, lascia la sua Sardegna d’origine perché vuole iniziare una vita sua, trovare la sua strada. Quello che trova – lo diciamo subito perché chi conosce Marco sa che cosa significhi – è la Bialetti. Che per Marco è molto di più dell’azienda per la quale lavora dieci anni, alla pallettizzazione. È il luogo grazie al quale, da «bambino spaesato e impaurito», cresce e diventa uomo, sia professionalmente che umanamente. Dice: «Della Bialetti mi è rimasto qualcosa dentro, come una seconda famiglia». Non stupiscono allora i tatuaggi a tema (il primo, con l’omino Bialetti; un altro con la moka); non stupisce la sua collezione del brand, della quale sogna un giorno venga fatto un museo. E non stupisce il bellissimo rapporto con il presidente Francesco Ranzoni, che contribuisce personalmente alla collezione di Marco, omaggiandolo con pezzi rari.

Parlando con Marco, viene il sospetto che – più che per un estro peculiare – siano la sua trasparenza, la sua umiltà e il suo rispetto per la vita e il lavoro a fargli conquistare, ogni volta, la stima dei suoi capi. Con Corrado Leoni, amministratore delegato di Vicook, ha un ottimo rapporto. Sa di poter parlare liberamente, di ricevere fiducia, di esser ascoltato. Del resto, è in azienda dall’inizio.

Marco arriva in Vicook nel 2014, grazie ad un’amica che già lavora qui. Si occupa del lavaggio in una RSA, poi in altre strutture Vicook. Fino a quando Silvia Nicoli, allora responsabile catering, gli chiede di fare il cameriere per un evento in centro Bergamo. Marco dice: «L’ho salutata dopo il servizio con un “Non mi vedrai mai più al catering”. Ero davvero molto timido e quello non mi sembrava il mio posto. Per mia attitudine, non mi piace la prima fila, preferisco lavorare dietro le quinte». Invece, Silvia gli dà fiducia, lo chiama di nuovo dicendo: «Sei bravo, dobbiamo crescere insieme», poi gli insegna le basi del mestiere e a mettersi in gioco senza titubanze né paure. L’altro responsabile catering a cui Marco deve tanto è Mattia Anselmino, anche lui formato alla scuola di Silvia: con lui Marco impara a organizzare i banchetti e a gestire il personale.

Con Corrado Leoni, qualche anno fa.

Poi tocca a Marco ricoprire il ruolo di responsabile di sala. È un momento di passaggio importante. Marco sceglie di accettare l’incarico di responsabile di sala anche se è fuori dalla sua comfort zone e lontano dal suo carattere; lo fa anche per il bene dell’azienda, che in quel momento sta faticando a trovare una figura fidata. E lo fa rimboccandosi le maniche, sapendo che il ruolo del responsabile è impegnativo. «Pensavo di non esserne capace», dice con umiltà. «All’inizio è stata dura. Poi, questo dicembre è stato il primo dicembre da responsabile, e il 24 ho chiuso pensando: “Sono orgoglioso del lavoro che ho fatto”».

Il suo modo di ricoprire questo ruolo è un modo fatto di pragmatismo, grandissima attenzione al budget e alle spese, positività con il cliente e con il team, serena reattività al problema. Il catering è un mestiere che pone spesso – per sua natura – imprevisti da affrontare.  Marco racconta: «Alla squadra, ai ragazzi, dico sempre: “Problema: soluzione. E se non c’è, chiamatemi, che con questi miei anni di esperienza provo ad aiutarvi”».

Poi riconosce che il catering è un lavoro di sacrificio, con orari spesso imprevedibili e variabili. «Diciamo che si vive alla settimana». La sua settimana è scandita a partire dal briefing con le altre figure del catering Vicook: cuochi, camierieri, pr. Da lì parte la creazione del banchetto, dalla struttura ai dettagli; da lì Marco prepara le squadre, i furgoni, il personale. Controlla sempre il magazzino, alle 7 del mattino, e non sempre ora è in campo durante i banchetti, perché è fondamentale, per lui, ritagliarsi quella retrovia organizzativa.

Dice che le cose più belle del suo lavoro sono l’allegria, l’incontro con il cliente, la possibilità di vedere location che non visiterebbe altrimenti o addirittura in cui nessuno può entrare; e di conoscere persone, a volte importanti, che nella sua vita non incrocerebbe altrimenti mai. Dice: «Sì, penso di essere fortunato». Anche la solidità dell’azienda è importante, per Marco. La crescita esponenziale di Vicook, a cui ha contribuito, e il lavoro che è sempre tanto: danno sicurezza.

Dice che, se c’è una fatica, è di certo quella di trovare personale motivato e valido, anche da formare, ma che sia disposto a mettersi in gioco davvero. E che, se c’è qualcosa da migliorare in Vicook, è la gestione del materiale catering intra-azienda; ride: «A me piace avere tutto sotto controllo, ma quell’aspetto continua a sfuggirmi». Lo segniamo come punto di miglioramento.

Insomma, un percorso – quello di Marco – che è stato un «crescendo: lavavo le padelle e mi ritrovo ad essere responsabile di sala. Sono orgoglioso di contribuire, con questo ramo aziendale, alla forza di Vicook. Se io lavoro bene, so che sto facendo la mia parte affinché l’azienda vada bene. E – in questo senso – se le cose vanno bene, vanno bene per tutti».

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